Gli esperti della commissione 'Grandi rischi' parlano di ‘schiaffi’ pure tra 6 e 7 di magnitudo.Dalla commissione Grandi Rischi è arrivata una ‘mazzata’ tutt’altro che rassicurante: intanto non ci sono segnali che la sequenza sismica sia in esaurimento. Però il passaggio più preoccupante è quello in cui la Commissione ha voluto mettere in guardia da possibili nuovi eventi ancora più intensi nelle zone vicine a quelle già colpite, fino ad una magnitudo di 6 e 7 gradi.Terremoto, cosa fare durante e dopo.
La Commissione, in particolare, ha identificato tre aree contigue alla faglia principale responsabile della sismicità in corso, che non hanno registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo, appunto compresa tra i 6 e i 7 gradi. Questi segmenti rappresentano «aree sorgente di possibili futuri terremoti» e sono localizzati rispettivamente sul proseguimento verso nord e verso sud della faglia del Monte Vettore-Gorzano e sul sistema di faglie che collega le aree già colpite dagli eventi di L’Aquila del 2009 e di Colfiorito del 1997. Gli esperti segnalano inoltre che i recenti eventi hanno prodotto «importanti episodi di fagliazione superficiale che ripropongono il problema della sicurezza delle infrastrutture critiche, quali le dighe». Insomma, l’allarme resta alto anche per il fatto che si parla di zone a nord e a sud della faglia Vettore-Gorzano e che la sequenza, iniziata lo scorso agosto, ha colpito l’Appennino centrale su una lunghezza complessiva di oltre 70 chilometri. In buona sostanza, secondo la Commissione si tratta di una singola sequenza sismica. L’area era già stata colpita da sequenze simili e da grandi terremoti in passato, in particolare nel 1639, e non era stata interessata dagli eventi recenti di Colfiorito (1997) e dell’Aquila (2009).Comunque questa sequenza può essere considerata, secondo la Grandi Rischi, come «tipica dell’attività sismica appenninica, e come tale aspettata sulla base della storia sismica e del contesto sismo-tettonico regionale». Un aspetto della sismicità di questa regione, viene sottolineato, è la possibilità che le sequenze possano avere una ripresa e propagarsi alle aree limitrofe, come già avvenuto per la sequenza del 1703 (con una durata di oltre un anno e due eventi di magnitudo tra 6.5 e 7 a distanza di un mese), del 1639 (almeno due eventi comparabili a distanza di una settimana), di Colfiorito (1997, magnitudo 6, con una sequenza di sei eventi di magnitudo oltre 5.2 su una durata di sei mesi) e ora nella zona di Amatrice, con tre eventi tra 5.9 e 6.5 negli ultimi cinque mesi.
Fonte Resto Del Carlino