Omicidio Ancona, l’incontro sarebbe stato casuale

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ANCONA – Antonio Tagliata e la sua fidanzatina non si sarebbero messi d’accordo per vedersi la mattina della strage, anche perché non si sentivano da più di una settimana. E non avrebbero fissato alcun appuntamento al telefono. “Ci siamo incontrati casualmente dopo la scuola”, ha riferito agli inquirenti e al suo avvocato la 16enne figlia di Fabio Giacconi e Roberta Pierini, accusata in concorso col fidanzato dell’omicidio dei genitori. La mattina di quel tragico 7 novembre, secondo Paolo Sfrappini, il legale dell’indagata, i due giovani si sarebbero visti del tutto casualmente alla fermata dell’autobus di piazzale Europa: qui Antonio avrebbe aspettato la sua fidanzata dopo la scuola per farle una “sorpresa”.

Ma nel suo giubbotto nascondeva una pistola calibro 9×21 e 86 proiettili che ha mostrato alla ragazzina prima di salire nell’appartamento di via Crivelli. “Pensavo fosse un’arma giocattolo”, ha sempre sostenuto la 16enne che ha fatto entrare in casa Antonio. Erano circa le 13. Qualche minuto dopo, gli spari: una raffica di colpi che hanno freddato all’istante Roberta Pierini, mentre il marito Fabio Giacconi, sottufficiale dell’Aeronautica militare, morirà dopo 25 giorni di coma. “Doveva essere solo un chiarimento con i miei genitori, non doveva finire così”, ha sempre sostenuto la figlia, che poi se n’è andata insieme al fidanzato fino a quando i due non sono stati rintracciati dai carabinieri alla stazione di Falconara.

“Dalle trascrizioni dei messaggi estrapolati dai loro cellulari non risulta alcun appuntamento – afferma l’avvocato Sfrappini -. E non mi sembra ci sia stato neanche un contatto tra loro la mattina del delitto. La mia assistita ha detto di essere rimasta sorpresa nel vedere Antonio alla fermata dell’autobus, dopo la scuola: non lo vedeva da una settimana e neppure lo sentiva più perché lui non rispondeva ai messaggi né alle telefonate”. In effetti il killer, secondo il suo avvocato Luca Bartolini, per diversi giorni non ha potuto utilizzare il cellulare: gli era stato “sequestrato” dal padre che aveva preteso da Antonio l’interruzione immediata della love story, visti gli ultimi accadimenti e gli attriti ormai evidenti con la famiglia di lei. Eppure questo non gli ha impedito di procurarsi un’arma, incontrare la fidanzata e salire nell’appartamento di via Crivelli per poi aprire il fuoco contro i Giacconi, sotto gli occhi della figlia.

Il mancato appuntamento nel giorno della sparatoria, se verrà confermato dalle indagini, consoliderebbe la tesi dell’assenza di premeditazione, fattispecie che peraltro non è stata contestata dai Pm ai due innamorati.

Ciò non toglie che il killer rischia il carcere a vita dopo aver confessato il duplice omicidio, a meno che non venga dimostrato che era incapace di intendere e di volere nel momento in cui ha premuto il grilletto. “Antonio sta male, la sua condizione psicologica è molto fragile” ribadisce l’avvocato, che ieri mattina è andato a trovarlo nel carcere di Marino del Tronto dopo il presunto tentativo di suicidio avvenuto martedì 5 gennaio. (Fonte: Corriere Adriatico)

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