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Presentati dai consiglieri Tombolini e Diomedi: "Bisogna fare luce".Non solo sarebbero stati usati materiali differenti da quelli previsti dal capitolato, ma il subappalto dei lavori ha anche superato il 30% previsto della legge. I ritardi, le modifiche fatte in corso d’opera, i lavori eseguiti a singhiozzo sul viale della Vittoria portano il contratto tra l’Amministrazione e la ditta appaltatrice direttamente alla Guardia di Finanza, alla Polizia tributaria e all’Anac.Sono stati infatti presentati ieri i due esposti firmati dai consiglieri di Sessantacento, Stefano Tombolini, e del Movimento 5 stelle, Daniela Diomedi che puntano a fare luce sulla gestione dell’appalto da mesi al centro delle polemiche.

Il primo punto in questione riguarda il materiale utilizzato per ricostruire il manto stradale. «Il problema è nella sostituzione del materiale originariamente previsto per ricoprire il viale una volta fatti i lavori di bonifica. Inizialmente – spiega Tombolini – era stato previsto l’utilizzo di sabbie vergini di cava o fiume, dopodiché invece è stata inserita, su richiesta della ditta appaltatrice, la possibilità di utilizzare materiale misto riciclato che nonostante abbia un valore di mercato inferiore al primo è stato pagato dall’Amministrazione 32 euro al metro cubo in più oltre a quanto stabilito dal capitolato. Quindi un aumento del 67%».MA PERCHÉ questa ulteriore richiesta? La ditta vincitrice dell’appalto, la Co.ri.par di Napoli ha praticamente subappaltato tutto il lavoro (aggiudicata col ribasso del 29,81%), affidandosi per il trasporto dei materiali a un’azienda di Castelbellino e per le altre opere (realizzazione del lavoro e posa dei materiali) a un’azienda di Camerano. «In poche parole – dice il capogruppo di Sessantacento – la Co.ri.par si è aggiudicata il lavoro che poi è stato effettuato da altri. Ha ottenuto il lavoro col massimo ribasso ma non è riuscita a coprire le spese».Il secondo problema è legato ai subappalti che sono notevolmente superiori (64,99%) al limite stabilito dalla legge fissato nel 30%. La ditta aggiudicataria ha richiesto subappalti per la fornitura e posa del misto cementato (circa 84mila euro), del conglomerato bituminoso (circa 236mila euro) e del tappetino d’usura (150mila euro). Insomma, sono stati appaltati lavori per 470mila euro contro un importo di 730mila euro. Nel quadro vanno inseriti i ritardi «i lavori dovevano essere consegnati il 30 dicembre 2016» e la sostanziale modifica dell’appalto stesso visto che ‘non viene più effettuata la rimozione del sottofondo».
Fonte Resto Del Carlino

 

 

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