Provvedimento per un 60enne dipendente del settore Lavori pubblici, che in orario d'ufficio usciva per un secondo lavoro. La Finanza ha trovato 318 irregolarità in 431 giorni."Il provvedimento emesso dal Comune di Ancona, il mio licenziamento, è paradossale". Ha commentato così la decisione dell’Amministrazione il dipendente del settore lavori pubblici, finito dentro un’indagine della Guardia di finanza nel dicembre del 2015. L’uomo, residente nell’hinterland anconetano, era stato sospeso per otto mesi, adesso, in attesa del processo penale, il Comune ha deciso di azzerare il suo ruolo all’interno dell’amministrazione.
Secondo le accuse presenti nel faldone dell’operazione ‘Libellula’ delle Fiamme gialle, l’impiegato, dopo aver smarcato il cartellino si assentava a lungo per svolgere il suo secondo lavoro di assicuratore. Secondo gli inquirenti, ogni volta, per due o tre ore, si recava nel suo ufficio mentre, in realtà, figurava in servizio presso il Comune dorico.E non sarebbe successo poche volte, visto che la finanza ha trovato irregolarità nei suoi confronti per 318 giorni sui 431 monitorati, per circa 800 ore su un totale di quasi 3mila, per un’assenza oraria di circa il 28%. In attesa della chiusura delle indagini da parte della Procura, il Comune ha emesso il suo provvedimento: «Abbiamo applicato la sanzione del licenziamento senza preavviso al nostro dipendente – si legge nella nota ufficiale –. Il tribunale aveva già disposto la misura cautelare interdittiva della sospensione dal servizio pubblico per otto mesi. Gli illeciti che hanno portato al licenziamento si sostanziano sia nella falsa attestazione della presenza in servizio che nell’esercizio di un’attività lavorativa non autorizzata da noi».La decisione del Comune arriva in anticipo rispetto all’inizio del procedimento penale nei confronti del sessantenne. Il sostituto procuratore che ha coordinato le indagini, Andrea Laurino, ha ipotizzato i reati di truffa aggravata ai danni dell’ente pubblico e di false attestazioni nell’utilizzo del badge da parte dell’impiegato: «Il Comune si è basato solo ed esclusivamente sulle indagini della finanza, senza procedere ad un’istruttoria interna per giudicare il suo dipendente - attacca l’avvocato dell’impiegato, Francesca Di Ciommo -. Tra l’altro ammettendo, indirettamente, di non aver vigilato sui comportamenti del mio assistito. Aspettiamo con fiducia la conclusione delle indagini e l’avvio del procedimento. Da parte nostra, abbiamo presentato una serie di richieste e fatto delle eccezioni, in parte accolte, sia nel merito che sotto il profilo formale dell’inchiesta. Io e il mio assistito siamo fiduciosi che tutto si possa chiarire e in caso di esito a noi favorevole sono curiosa di capire come reagirà l’amministrazione comunale».
Fonte Resto del Carlino