L’uomo è accusato da una 30enne che si era sottoposta a intervento.Abusa di una donna anestetizzata: nei guai un infermiere professionale di una struttura sanitaria cittadina. L’uomo, un professionista di 36 anni, rischia ora un processo per violenza sessuale aggravata, perché commessa su una persona che non era in grado di difendersi. Il reato, particolarmente spregevole anche per il ruolo ricoperto dall’indagato, può comportare una pena fino a 12 anni di reclusione.
Sarà però il processo a stabilire la colpevolezza o l’innocenza dell’infermiere, che nei giorni scorsi ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini. L’indagato ha 20 giorni di tempo per presentare memorie o per farsi ascoltare dal pubblico ministero Valentina Bavai, che ha coordinato l’inchiesta, dopodiché il magistrato dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio.Le indagini si sono concluse dopo un’inchiesta lampo partita a metà maggio, dopo che la presunta vittima, una 30enne residente in provincia, ha sporto denuncia contro gli abusi. La donna, il 12 maggio scorso, si era sottoposta a un intervento chirurgico e gli abusi sessuali sarebbero stati commessi qualche ora dopo che la paziente era uscita dalla sala operatoria. La presunta vittima ha raccontato che, mentre era ancora in stato confusionale per l’anestesia che gli era stata somministrata, l’infermiere l’avrebbe palpeggiata nelle parti intime in un modo che non aveva nulla di professionale.L’infermiere, con la scusa di rimuoverle il catetere e di stimolare la minzione, l’avrebbe penetrata ripetutamente con le dita, una manovra che avrebbe eseguito più volte nel corso della nottata. Ogni volta, ha riferito la paziente, il sanitario aveva fatto allontanare dalla stanza la figlia di un’altra degente, addormentata nel letto accanto.Il sostituto procuratore ha contestato una serie di circostanze aggravanti: non solo l’indagato avrebbe approfittato del fatto che la presunta vittima non era in grado di difendersi perché immobilizzata a letto dopo un intervento chirurgico, ma avrebbe agito su una persona che, a causa dell’anestesia ancora non del tutto smaltita, era soggetta a una limitazione sostanziale della libertà. Per giunta, ed è un’altra aggravante, il reato è attribuito a un infermiere, che approfittando della paziente avrebbe violato i doveri legati alla sua professione. Le accuse, in ogni caso, sono ancora tutte da dimostrare e si basano sul racconto della presunta vittima.
Fonte Resto Del Carlino