Piolo ha accoltellato la sua ex e l'amico e poi si è gettato nel vuoto.Potrebbe essere effettuata già martedì l’autopsia sul corpo del 21 enne che giovedì sera si è lanciato nel vuoto dal tetto dell’abitazione dove la sua ex fidanzata vive con i genitori. Sarà l’esame autoptico a stabilire se, al momento dell’accaduto, il giovane era in preda ai fumi dell’alcool o aveva assunto sostanze stupefacenti. Piolo è morto sul colpo. Un volo di decine di metri sotto gli occhi di alcuni residenti.
Il giovane ha fatto irruzione nella casa dove si trovavano la madre di Arianna, la figlia e un suo amico: ha sfondato la porta, ha sferrato alcune coltellate verso Marco De Grazia e poi verso di lei. Marco è riuscito a difendersi e a difendere la 24enne, poi è salito sull’auto sanguinante e ha raggiunto il Pronto Soccorso. Piolo invece ha raggiunto il tetto dello stabile e si è gettato nel vuoto. Era stato fermato poco prima dai carabinieri lungo la Statale 16. A chiedere l’intervento dei militari Arianna Todari e sua madre, ma al loro arrivo, i carabinieri hanno trovato il giovane seduto sul marciapiede a ridosso della strada. Il ragazzo è stato identificato, era tranquillo.I militari gli hanno chiesto di allontanarsi, è salito in sella alla sua bicicletta e se n’è andato. I carabinieri hanno raggiunto lo stabile e hanno parlato con Arianna e la madre, loro hanno raccontato che Alessandro era tornato sotto casa, l’aveva insultata. Non era la prima volta che il giovane si recava sotto l’abitazione della ragazza. Nel mese di giugno Arianna, accompagnata dal suo legale Roberto Paradisi, si era recata in Commissariato dove aveva sporto denuncia per lesioni. Poi, anche sotto consiglio del legale, non usciva più sola, ma accompagnata da suo padre. E proprio per questo che Marco De Grazia, il 25enne che è stato colpito da Pioli e che si trova ancora in ospedale, era andato a casa a salutarla. Una vicenda che ha scosso la città e anche l’onorevole Beatrice Brignone che ha scritto un post sul suo profilo Facebook: «Davanti a casa mia è successa una cosa terribile. E oltre allo sgomento, il senso di fallimento è forte. Non mi stancherò mai di ripetere che si sottovaluta troppo il problema. Serve educare ai sentimenti fin da piccolissimi, tutti i bambini. Lo si deve fare negli asili, nelle scuole, in modo che tutti, anche chi ha famiglie difficili alle spalle, possano imparare a conoscere se stessi e riconoscersi degli occhi dell’altro. Serve assumersi tutti una responsabilità collettiva per proteggere questi ragazzi da se stessi». Avvocato Roberto Paradisi ci sono sviluppi su quanto accaduto in via Podesti? «E’ stata disposta l’autopsia da parte della Procura e si terrà martedì mattina presso l’Istituto di Medicina legale di Torrette. Anche noi nomineremo un nostro consulente perchè la nostra intenzione è di partecipare attivamente a tutte le fasi delle indagini preliminari». Come sta il giovane ferito? I medici hanno sciolto la prognosi? «Ancora no, il ragazzo però ora sta molto meglio e ricorda perfettamente e con grande lucidità tutti i momenti drammatici vissuti. Ha visto la morte davanti in pochi attimi e si è difeso con coraggio difendendo anche la ragazza». E la ragazza? «Per ora parla pochissimo dell’accaduto e cerca di riprendere un po’ di normalità. Ovviamente il trauma subito, sia per le coltellate sia per l’epilogo drammatico della vicenda, è comprensibilmente devastante. Ha bisogno dell’affetto della sua famiglia e di riservatezza. Ha espresso il desiderio di andare a trovare il suo amico in ospedale». Da quanto tempo i due si erano lasciati? «Da diverse settimane. Sostanzialmente la fine della storia coincide con la presentazione dell’esposto alla Polizia».Era stata già sporta una denuncia, una storia d’amore abbastanza tormentata. «Si, una denuncia che però avrebbe dovuto avere un seguito con la presentazione di una querela per stalking. Durante l’ultimo periodo della storia, Alessandro era diventato particolarmente possessivo e lasciava pochi spazi di libertà alla ragazza». Negli ultimi tempi il ragazzo aveva più volte infastidito la sua assistita, anche l’altra sera, prima della tragedia l’aveva insultata. «Come in casi simili, Alessandro alternava messaggi al telefonino o grida sotto la finestra di amore disperato a minacce e insulti. In questi casi è un tema ricorrente. Proprio quel giorno aveva anche insultato il padre incontrato sotto il condominio. Purtroppo la mia impressione è che Alessandro sia stato lasciato solo. Non lo considero un criminale, ma un giovane disperato». Erano prevedibili gesti più pericolosi rispetto a minacce e insulti? «Questo sì. Avevo letto i messaggi che dieci giorni fa Alessandro aveva inviato alla ragazza e, ormai per esperienza di casi simili, avevo compreso che il giovane stava andando al di là di una comprensibile delusione amorosa, particolarmente lacerante nell’età di questi ragazzi. Per questo motivo avevo consigliato alla ragazza di non uscire se non alla presenza del padre e di chiamare sempre le forze dell’ordine al primo episodio di molestie. Certamente non era prevedibile un epilogo di questo genere». Piolo era entrato con l’intento di uccidere? «Assolutamente sì. Almeno era chiara l’intenzione. Un’intenzione non solo dichiarata con parole esplicite ma assolutamente compatibile con i fendenti ripetuti tirati alla giovane vittima. Fendenti di particolare energia e direzionati sia verso il collo che verso il corpo. Non solo: l’inseguimento lungo le scale con il ragazzo già sanguinante vistosamente palesa l’intenzione forse non più lucida di terminare l’azione».
Fonte Resto Del Carlino