Il pm: "Condannate quell'uomo a due anni e sei mesi di reclusione".«Per le molestie alle ragazzine, condannate il bidello a due anni e sei mesi di reclusione». E’ la richiesta avanzata dalla Procura nei confronti del collaboratore scolastico di un istituto superiore di Ancona, arrestato il 16 marzo scorso per violenza sessuale aggravata, dopo essere stato filmato dalle microcamere dei carabinieri mentre baciava, toccava e abbracciava tre studentesse in uno stanzino della scuola e in ascensore.

L’uomo è comparso ieri davanti al gup Paola Moscaroli per essere giudicato con rito abbreviato. In aula anche i genitori di una 15enne, una delle tre ragazzine che avrebbero subito le molestie del 66enne. Solo la 15enne, insieme ai genitori, si è costituita parte civile, attraverso gli avvocati Cinzia Molinaro e Diego De Giacomi.«Ci saremmo aspettati che almeno la scuola si costituisse parte civile nel processo», hanno commentato amareggiati i genitori della presunta vittima, umiliati anche dalla difesa inizialmente abbozzata dall’imputato: l’uomo, durante l’interrogatorio di convalida, aveva affermato che era stata la ragazzina a volerlo baciare e abbracciare, minacciando altrimenti di denunciarlo alla preside per molestie.«E’ incredibile – hanno affermato i genitori a margine dell’udienza –. Ci fa rabbia questa linea di difesa. Come si fa a sostenere una cosa simile?». In effetti la Procura non aveva inserito la scuola tra le persone offese, ma il Miur avrebbe potuto costituirsi parte civile nel processo.La difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Nucera, punta sull’assenza di fini sessuali nel comportamento del collaboratore scolastico: si sarebbe trattato di baci innocenti, che nulla avrebbero avuto a che fare con la violenza sessuale. La sentenza è attesa per il 14 novembre.La Procura ha chiuso l’inchiesta dopo un’indagine lampo, anche sulla base di prove ritenute sufficienti: a pesare sulla posizione del bidello, oltre alle testimonianze di alcune studentesse, ci sarebbero infatti i filmati registrati dalle telecamere nascoste dai militari in punti ‘strategici’, come lo stanzino in uso allo stesso 66enne e l’ascensore, luoghi scelti sulla scorta di quanto indicato dalle presunte vittime. L’imputato nel frattempo è tornato in libertà, ma con il divieto di avvicinarsi alle scuole e ad altri luoghi frequentati da minori. E’ stato sospeso dal servizio e l’esito del processo avrà ripercussioni sulla sua carriera professionale. Una storia che già all’epoca aveva fatto molto discutere e che dopo l’udienza di ieri non mancherà di avere nuove ripercussioni.
Fonte Resto Del Carlino