Un malore improvviso, poco dopo il pranzo. Davanti ai familiari. E’ morto stroncato da un arresto cardiaco Carlo Orlandoni, 38 anni, imprenditore di Castelfidardo. Nella sua abitazione, non lontana dalla caserma dei Carabinieri della stazione fidardense, a lungo i sanitari, giunti sul posto con due ambulanze e un automedica, hanno tentato di rianimarlo. Da Torrette si era alzata in volo anche l’eliambulanza, tornata vuota alla base.
L’imprenditore era imputato per l’omicidio della squillo romena Adriana Mihaela Simion, uccisa a coltellate il 7 aprile 2013 in una villetta a Numana. Orlandoni aveva sempre negato di averla uccisa: dopo pochi mesi di carcere, nel luglio del 2013 era stato scarcerato, dopo la decisione del tribunale del riesame di Ancona che aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare. Il suo avvocato Giovannino Tringali, anche lui morto nel frattempo, aveva sostenuto che non c’erano elementi per affermare la colpevolezza dell’uomo. Orlandoni aveva ammesso di aver trascorso la mattinata in compagnia della donna e di aver avuto un litigio con la stessa ma aveva al contempo sempre rifiutato l’accusa feroce dell’uccisione della ragazza, trovata dissanguata sotto il letto. Non venne trovata l’arma del delitto.Il processo sarebbe iniziato il prossimo 5 ottobre: i legali di Orlandoni Vittoria Sassi e Roberto Gusmitta avevano chiesto il rito abbreviato, puntando ad una rapida assoluzione dell’imprenditore. Il castello accusatorio sarebbe stato legato ad una traccia di dna rinvenuta in una maglietta nell’appartamento del delitto.Ora, tutto cade. Con la morte di Orlandoni si estingue anche il reato.Un calvario che finisce con la stretta al cuore nel letto di casa per Carlo Orlandoni. Una morte senza verità e giustizia, quella di Mihaela.
Fonte EtvMarche