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La procura lo aveva portato sul banco degli imputati con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e violenza sessuale. Un tris di reati commessi, a detta della parte offesa, per ottenere una sola cosa: plurimi, quotidiani ed estenuanti rapporti sessuali con la novella sposa. Un tour de force del sesso che, secondo quanto riportato in querela, aveva provocato alla moglie gravi problemi nelle parti intime, tanto da farla ricorrere alla cure del medico specialista.

Per la difesa dell’uomo, rappresentata dall’avvocato Andrea Nocchi, le cose erano andate ben diversamente. Nessun abuso da parte dell’imputato, piuttosto una foga sessuale riconducibile alla sua giovane età (all’epoca dei fatti, nel 2010, aveva 23 anni) e al matrimonio appena suggellato. Consumarlo era necessario. Per questo, le presunte lesioni riportate dalla donna non sarebbero il simbolo di violenze pregresse quanto una conseguenza palpabile della cosiddetta “sindrome da luna di miele”, una patologia che racchiude diversi disturbi intimi legati alle prime notti di nozze.È anche grazie a questa tesi difensiva che un marocchino di 30 anni è riuscito a schivare una condanna che poteva trasformarsi in una vera e propria stangata. Il collegio penale lo ha assolto da ogni tipo di contestazione, rendendolo finalmente un uomo libero dopo due anni dall’inizio della vicenda giudiziaria che lo aveva portato alla sbarra con delle accuse pesantissime. La tripletta di abusi domestici era stata denunciata da quella che è ormai la sua ex moglie nel gennaio 2011. Pochi mesi prima, i due - lei ha 32 anni - avevano suggellato un matrimonio di stampo islamico in Marocco, il loro Paese d’origine. In Italia, ad aspettarli, c’era un appartamento a Castelfidardo. Qui si erano trasferiti subito dopo la festa di nozze. E proprio qui sarebbero nate le pretese sessuali del novello sposo. Ogni giorno, col sole e con la luna, avrebbe voluto consumare rapporti intimi con la moglie, anche senza il consenso della donna.
Fonte Corriere Adriatico

 

 

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