I tre giovani rom arrestati dalla Mobile avevano taglieggiato un altro ragazzo.La carriera da bulli l’avevano intrapresa quando erano ancora minorenni. I tre ragazzi rom arrestati sabato dagli agenti della Squadra mobile dopo aver perseguitato per due anni un liceale anconetano, costringendolo a rubare i gioielli della mamma e a trasferirsi fuori Ancona per un anno, erano già finiti nei guai quando erano appena adolescenti.
Uno, in particolare, con altri quattro amici avrebbe vessato anche il cugino del liceale e anche in quel caso la vicenda finì grazie a una denuncia. Ora i ragazzi, difesi dagli avvocati Silvia Pennucci e Davide Toccaceli, sono agli arresti su disposizione del giudice Antonella Marrone, in attesa dell’interrogatorio di garanzia che è stato fissato per giovedì. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Rosario Lioniello e condotte dai poliziotti della sezione ‘Antirapina’ della Squadra mobile, guidati dall’ispettore superiore Enrico Pizi, hanno già permesso comunque di raccogliere elementi ritenuti gravi dal gip Marrone, che per questo ha accolto la richiesta della misura cautelare. In particolare gli agenti hanno assistito nel gennaio scorso a un incontro tra la vittima, oggi 17enne, e i suoi aguzzini, tutti tra i 21 e i 24 anni: i bulli, finiti agli arresti per stalking e estorsione (vengono loro contestate anche le percosse), gli avevano dato appuntamento per riscuotere, ma in corso Garibaldi si erano presentati i poliziotti, che avevano accompagnato i tre in Questura e li avevano denunciati.L’arrivo della polizia non aveva fatto desistere gli estorsori, che anzi a febbraio avevano incontrato il liceale in un centro di aggregazione e lo avevano riempito di pugni: una lezione per essersi ribellato e per aver denunciato le angherie che il ragazzino e la famiglia stava subendo. Ad avvalorare la ricostruzione fatta dagli uomini della Squadra mobile, sarebbero state raccolte anche le testimonianze di alcuni amici della vittima, che hanno assistito a minacce e persecuzioni.Le indagini hanno rappresentato la fine di un incubo per il ragazzino e i suoi familiari (lo stesso padre dell’adolescente è finito vittima di stalking da parte dei tre bulli), proprio per questo il dottor Carlo Pinto, dirigente della Squadra mobile di Ancona, invita tutti coloro che sono rimasti vittima di comportamenti simili a denunciare: gli investigatori, che per questa indagine hanno ricevuto i complimenti del procuratore capo Elisabetta Melotti e del questore Oreste Capocasa, hanno tutti gli strumenti e le competenze per mettere fine ai soprusi, anche se gli aguzzini, come in questo caso, possono incutere timore per l’ambiente in cui si muovono e per la strafottenza che ostentano.
Fonte Resto Del Carlino